Nel corso di una toccante cerimonia in Prefettura, nell’ambito delle celebrazioni della Giornata della Memoria, tre cittadini di Recanati sono stati insigniti della Medaglia d’Onore, onorificenza istituita, purtoppo solo nel 2000, per i cittadini italiani, militari e civili, e ai familiari dei deceduti che sono stati deportati o internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra nell’ultimo conflitto mondiale.

Da quando, con una legge del 2000, il Governo ha istituito la “Giornata della memoria”, ogni anno il 27 gennaio in tutto il mondo milioni di persone rinnovano anche il triste ricordo della Shoah, le terribili persecuzioni cui furono soggetti gli ebrei.

A ricevere l’onorificenza sono stati Rosilio Morri di Apiro, Armando e Guido Angeloni di Cingoli, Giuseppe Stefoni di Civitanova, Gino Carloni, Raimondo Mazzola e Giulio Palazzo di Recanati, Mariano Pizzi di San Severino, tutti deportati in campi dell’est europa dai nazisti.

"Questa cerimonia è stata bellissima — ha detto Raimondo Mazzola (nella foto mentre riceve la medaglia) — anche se quando ripenso a quegli anni tutto quello che posso ricordare è solo tanta sofferenza e i corpi senza vita che sono rimasti nei campi di concentramento. Io sono stato deportato in un lager ai confini con la Polonia e lì ho perso tantissimi amici. Ho ancora davanti agli occhi l’immagine di una ragazza russa magrissima, uno scheletro con la pelle addosso, a cui abbiamo cercato di dare da mangiare fino a quando, un brutto giorno, non abbiamo saputo più niente di lei".

Anche Gino Carloni, recanatese costretto a lavorare nelle fabbriche della guerra, quando ripensa alla sua esperienza nei campi di concentramento non può che ricordare la morte. "E’ meglio non ricordare. Il giorno più bello — commenta — per me è stato solo quello della liberazione, il 5 aprile del ’44. Dopo tanti anni, però, quello che ancora mi lascia sconcertato è che molti giovani, quando sentono le nostre storie, pensano che tutto questo non sia vero, che non sia esistito".
Non ha invece parole Giulio Palazzo, deportato ad Auschwitz a diciannove anni. "Scusatemi, ma preferisco davvero non ricordare, non ce la faccio".

nella foto tutti i decorati insieme al Prefetto Piscitelli