Negli ultimi giorni è cresciuto un dibattito, suscitato da un volantino e da un intervento della Lega Nord Recanati, sulle assegnazioni di alloggi, sia comunali che di proprietà dell’IACP (case popolari). Per queste ultime c’è una legge regionale del centrosinistra che garantisce dalle discriminazione. La legge va monitorata ed eventualmente adeguata, ma il suo impianto non può essere stravolto. Se si pensa che i recanatesi siano penalizzati nell’assegnazione (cosa da verificare), Sinistra per Recanati ritiene che la strada da percorrere non sia quella di modificare i criteri che favorirebbero, a detta della Lega, gli extracomunitari. Anzi, quei criteri mettono al riparo da disparità e vanno difesi. Interveniamo piuttosto dal lato dell’offerta di case popolari: l’amministrazione incentivi l’edilizia economico-popolare (l’unica per la quale oggi, in tempi di crisi, esiste una forte richiesta). Non continui a fare varianti urbanistiche che avvantaggiano l’edilizia privata, attualmente destinata quasi esclusivamente agli investimenti dei ceti più abbienti.
Sul tema delle case comunali, per le quali il Comune ha una autonomia regolativa, Sinistra per Recanati è nettamente contraria alla “doppia lista” proposta dall’assessore Mancinelli, in quanto introdurrebbe una distinzione basata sulla provenienza del richiedente (a conti fatti, sulla base della razza), e per questo presenta un forte profilo di incostituzionalità. Analizziamo piuttosto quanto il patrimonio comunale di alloggi sia stato eroso dalle continue vendite compiute per fare cassa.
Quanto, poi, all’idea di introdurre il reddito minimo (5.000 euro) per ottenere la residenza a Recanati, siamo proprio all’assurdo. Molti dei migranti che arrivano in Italia (e quindi anche a Recanati) scappano da situazioni di fame, guerre, povertà assoluta. Vengono da paesi che hanno un reddito annuo pro-capite inferiore ai 500 dollari. Cercano un lavoro che possa permettere loro di sopravvivere e di mandare un po’ di denaro alle famiglie, spesso rimaste nei paesi d’origine. Fanno i lavori più umili: la raccolta dei pomodori con i quali le orgogliose massaie padane preparano il sugo; l’assistenza agli anziani che la ricca borghesia padana non ha tempo né voglia di accudire; la manovalanza nell’edilizia che costruisce le villette ai padroncini padani, spesso in condizioni di sicurezza inesistente. La residenza serve loro per avere il lavoro. Vogliamo imporre di dimostrare di avere un reddito minimo?