Questa volta il quotidiano il Resto del Carlino, proseguendo la sua campagna intorno al riconoscimento da parte dell’UNESCO di sito protetto per il Colle dell’Infinito, ha scoltato Luci Felici, Presidente del Comitato Scientifico del Centro Nazionale Studi Leopardiani.

Ecco di seguito il testo dell’intervista concessa a Elisa Venturi

- "Recanati intera dovrebbe essere patrimonio dell’Unesco. Non solo il famoso Colle dell’Infinito". E’ questa la posizione di Lucio Felici (nella foto), presidente del comitato scientifico del Centro Nazionale di Studi Leopardiani e, quindi, studioso del poeta e dei suoi scritti, sulla querelle che sta animando questi ultimi giorni d’estate. "Perché è tutto il paesaggio recanatese a identificarsi con Leopardi. Un paesaggio che si è legato fortemente a una delle più alte creazioni poetiche della civiltà letteraria mondiale. Quelli recanatesi sono tutti luoghi entrati a far parte dell’immaginario collettivo e, come tali, appartengono al patrimonio dell’umanità. Certo, il Colle è il più emblematico del pensiero e del fantasticamento del poeta, ma anche la torre del borgo, le ‘vie dorate e gli orti’, sono luoghi reali diventati mitici per virtù di una grande poesia".

Un immaginario davvero mondiale. Perché il poeta vanta un gran numero di convegni e studiosi nei paesi di ogni continente. "Dal 23 al 26 settembre prossimo — spiega Felici —, Recanati ospiterà il XII Convegno internazionale leopardiano, ‘La prospettiva antropologica nel pensiero e nella poesia di Giacomo Leopardi’. Abbiamo ricevuto più di cento richieste di studiosi, molti stranieri, che desideravano intervenire. Ovviamente non abbiamo potuto accettarle tutte, ma si è compiuto lo sforzo, organizzativo ed economico, di estendere i lavori del Convegno a quattro giornate piene, con trentacinque interventi, tra relazioni e comunicazioni, e una tavola rotonda conclusiva che metterà a confronto specialisti di varie discipline: critici letterari, antropologi, studiosi del pensiero filosofico e scientifico, linguisti, filologi".

Una passione per Leopardi che varca i confini della penisola. E che, da solo, basta a spiegare l’interesse dell’Unesco. "Un interesse che deriva dalla straordinaria identificazione che c’è in Leopardi — continua Felici — tra poesia e filosofia: una poesia che pone gli interrogativi ultimi sull’essere e sull’esistere, un pensiero che scava a fondo nella vita e nei comportamenti dell’uomo, onde la 'prospettiva antropologica'. Un pensiero, si può aggiungere, dubitativo ed enigmatico, in straordinaria sintonia con i problemi e le ansie dell’uomo moderno. Le convenzionali attribuzioni di 'pessimismo' o 'nichilismo' sono inadeguate. Leopardi è poeta del dolore e dell’amore, il suo dolore nasce da un amore sconfinato per la vita, dal vagheggiamento disperato della bellezza e della gioventù".

La torre del passero solitario è il luogo preferito di Felici. "Perché il chiostro di Sant’Agostino da cui si ammira favorisce la possibilità di isolarsi e di contemplare. E’ il luogo della separatezza e del ritiro. Ma, usciti da lì, si spalanca l’infinito al di là del Colle". Un amore che nasce da lontano, il suo, per l’opera del poeta. "Ero alle scuole medie e la mia giovane insegnante, siciliana, mi ha fatto studiare e imparare a memoria tante poesie di Leopardi. L’approfondimento è venuto dopo, all’università, dove, tra i professori, ho avuto anche Ungaretti. Da allora non sono più guarito di una malattia che un mio caro amico e maestro ha chiamato 'leopardite'".