La malavita organizzata si è insediata anche nel territorio di Recanati. Lo dimostra l’inchiesta della Procura di Napoli che ha portato ad un blitz della Polizia di Stato nelle città della poesia.
Suona dunque un campanello d’allarme dopo la confisca da parte della magistratura di terreni ed immobili a Recanati a seguito degli sviluppi delle indagini per corruzione avviata a Giugliano.
I terreni sequestrati dalla Polizia di Stato sono risultati proprietà di società immobiliari riconducibili ad esponenti della criminalità napoletana.
Tutto prende il via con l’arresto di 23 vigili urbani, tre dirigenti dell’UTC, 11 imprenditori edili, alcuni geometri, tutti di Giugliano, che traevano profitti illeciti dalle mzzzette che intascavano per omettere controlli edilizi che avrebbero scoperto una rete di abusi vasta, da qui l’interesse degli imprenditori alla corruzione.
L’inchiesta ha portato ad identificare il clan Mallardo, vicino ai Casalesi, come il gestore di tutta la rete.
L’indagine ha portato a scoprire un flusso di denaro verso la provincia di Macerata, e nella fattispecie Recanati, destinato ad acquisti immobiliari.
Le disposizioni in materia consentono di sequestrare i beni a mafiosi ed indagati per corruzione. Da qui l’operazione che ha portato al sequestri di beni tra Toscana e Marche per un valore superiore ai 500 milioni di euro: terreni, villette, auto, barche, quote societarie.
Al momento non è stato dato di sapere dove siano localizzati i terreni e gli immobili sotto sequestro ma tanto basta per evidenziare la penetrazione criminale nel tessuto sociale cittadino.
L’interrogativo che l’opinione pubblica si pone è legato a chi siano i protagonisti in città dell’operazione immobiliare, quali legami abbiano con la criminalità organizzata.
Interrogativi che presto si definiranno con il proseguo dell’inchiesta che, per quanto riguarda il filone recanatese, è solo agli inizi.