Ma cosa accadde in quei terribili giorni. Le
rappresaglie tedesche del marzo del ’44 dopo aver toccato l’ascolano (zona di
Acquasanta)) continuarono nella zona di Macerata. Le alture che si sviluppano
tra le valli del Chienti e del Fiastrone, ospitano località come CESSAPALOMBO,
SERRAPETRONA, CALDAROLA. Le frazioni di MONTALTO e VESTIGNANO sono situate nei
comuni di Cessapalombo e Caldarola. La zona era importante dal punto di vista
militare perché la strada che vi passava era quella che attraverso Colfiorito
portava i rifornimenti verso il fronte di Anzio.
I partigiani effettuavano in quei luoghi continue azioni di disturbo ai danni
dei convogli tedeschi. La rocca di Montalto serviva ai partigiani come punto di
avvistamento. In quella zona operavano due distaccamenti partigiani, quello di Serrapetrona
e quello di Monastero. In quei mesi molti giovani che si erano sottratti alla
leva, giovani delle classi 1923, 1924 e 1925 erano andati in montagna e si
erano sistemati tra Montalto e Vestignano. Si trattava di un gruppo in
formazione, costituito prevalentemente da giovani tolentinati provenienti da un
ambiente cattolico i cui ultimi componenti, tutti diciottenni, erano saliti in
montagna verso la fine di febbraio. L’obbiettivo era quello di costituire una
banda autonoma che raccogliesse le forze non comuniste. Non avevano niente,
c’era il problema delle armi e del sostentamento. Il gruppo era stato assegnato
da pochi giorni al tenente Achille Barilatti il quale si era dato da fare per
far sapere agli alleati che il gruppo aveva bisogno di rifornimenti. Il gruppo
di Vestignano che aveva anche una radiotrasmittente, iniziò a ricevere intorno
al 10 maggio il messaggio “le ciliegie sono mature”, che voleva dire che il
lancio era imminente. I ragazzi andarono alla Maddalena dove giunse un aereo
che iniziò a sorvolare la zona, ma per il forte vento non riuscì ad effettuare
il lancio. Così ritornarono a Montalto senza armi.
La notte del 19 marzo a Caldarola ci fu uno scontro tra partigiani e fascisti.
Il tenente Raul Mattiolo, ricercato come responsabile dell’uccisione di 7
fascisti a Muccia nel febbraio del ’44, doveva accompagnare Acciaio e i suoi
uomini a San Liberato; passarono per Caldarola dove i fascisti cercavano
Mattiolo. Ci fu uno scontro a fuoco nella piazza centrale, ma i partigiani
riuscirono a salvarsi. Questo episodio fu il preludio al rastrellamento da parte dei militi della RSI nella
zona nei giorni successivi, che si concluse con l’eccidio di Montalto eseguito
con ferocia e con forze sproporzionate alla resistenza dei partigiani.
L’eccidio a Montalto avvenne il 22 marzo 1944: 4 caddero nel tentativo di
sfuggire all’accerchiamento, mentre il resto dei catturati, 32 in tutto furono
uccisi, tra i quali Bebi Patrizi.
Nella tarda mattinata iniziò la fucilazione, 27 furono uccisi a gruppi di quattro ai margini della strada e buttati nel burrone, 5 riuscirono a sopravvivere. Il giorno successivo il tenente Achille Barilatti (nella foto) fu condotto al comando repubblichino di Muccia per essere interrogato e non avendo risposto ad alcuna domanda subito dopo fu ucciso. prima di morire scrisse due lettere ai familiari. Caddero in tutto 31 giovani, 26 dei quali fucilati a Montalto, 4 uccisi presso Vestignano e il comandante a Muccia.