Nota del CNSL

RECANATI - Una delle tappe italiana de L’Ensemble Moxos, suoni e colori dall'Amazzonia Boliviana è stata quella di (ieri) venerdi sera presso la Chiesa di Santa Maria Assunta di Castelnuovo. L'appuntamento recanatese, patrocinato dall’Ambasciata di Bolivia in Italia, da Roma Capitale, dall'Iila - Istituto Italo-Latino Americano e dall’Unesco, nella città leopardiana si è valso della collaborazione anche del Centro Nazionale di Studi Leopardiani (che ha ospitato nella sua Foresteria i ragazzi ), della Cooperativa Terra e Vita, che ha messo a disposizione del gruppo tutta l’ospitalità della sua struttura e del Comune di Recanati. L’evento è stato possibile grazie all’organizzazione dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Recanati presieduta dal Ten. Colonnello Renato Bruni.

castelnuovoSul palco della romanica chiesa di Castelnuovo i venti ragazzi della Escuela de Musica di San Ignacio de Moxos condotti da Mariaelena Finessi, hanno coinvolto e condotto il pubblico presente con canti, suoni, ritmi e coreografie, nel cuore della foresta amazzonica. I ballerini, che tradizionalmente indossano una tunica e un enorme copricapo dell’antica tradizione Maja, fatto con   piume variopinte di pappagalli, hanno dato vita ad una rappresentazione pittoresca e gioiosa che rimanda, nel suo significato, alla risurrezione di Cristo e alla sua ascensione al cielo. Le parole di saluto del Presidente Corvatta – chiamato al termine dello
spettacolo - sono state di ‘ammirazione e di estusiasmo per una serata coinvolgente, ricca di tradizione e di cultura. Un patrimonio che i ragazzi boliviani esportano con estusiamo in tutto il mondo’

L'Unesco sta considerando la città boliviana di San Ignacio de Moxos affinchè a breve entri a far parte del patrimonio dell'umanità. Eppure, i suoi abitanti puntano soprattutto – come è stato spiegato al pubblico recanatese dall’art Director Giuseppe Mazzini - alle feste patronali con tutto il loro corollario di eventi musicali, suoni e ritmi forgiati sotto l’influsso dei Gesuiti discepoli di Sant’Ignazio di Loyola che le fondarono alla fine del seicento per difendersi dai soprusi dei coloni spagnoli; successivamente a San Ignacio venne aperto anche uno dei primi conservatori di musica dell’America che custodisce nei suoi archivi, oltre diecimila brani scritti con partiture, opere di compositori europei e composizioni di Indios molti dei quali tramandati oralmente. (Ricordiamo che nella Chiesa di San Vito a Recanati riposa Padre Bobadilla uno dei primi sodali di Sant’ Ignazio di Loyola)

Una serata come vera e propria fucina di barocco americano, altrimenti detto missionale per via dell'incontro tra il repertorio europeo portato in America Latina dai gesuiti e la creatività dei locali che riproducevano le partiture con il proprio immaginario melodico attraverso strumenti come i violini, i flauti e le bajones autoctoni, una sorta di enormi zampogne costruite artigianalmente con le foglie della palma "Cusi" che emettono suoni estremamente particolari.