RECANATI – Sono tre le citazioni contro il comune da parte di altrettante ditte che sostengono avere eseguito lavori per il comune, somme che l’amministrazione comunale non vuole pagare perché non esiste alcun atto (delibera di giunta o determina dirigenziale) che giustifichi l’erogazione.

Si riaffaccia dunque sul panorama politico cittadino una spinosa questione che ha animato in precedenza roventi dibattiti fino a “bruciare” quei sempre più frequenti “foglietti” che ogni tanto sbucavano da non si sa da quale oscuro cassetto. Qualunque sia stata l’amministrazione in carica, questa si è trovata situazioni contabili scottanti maturate dalla precedente.

L’attuale amministrazione comunale ha varato norme rigide per evitare tali incidenti ma si trova alle prese con il passato.

Non c’è anno che non esca fuori un qualche conto da pagare, per la gioia di avvocati e tecnici incaricati poi dal comune di seguire le questioni, gli unici sicuri alla fine di incassare.

L’avv. Gattafoni per seguire due decreti ingiuntivi riceverà 10.000 euro, l’ing. Giaconi invece per una perizia, 7.000.

17.000 euro certi in uscita per evitare di pagarne da un minimo di 92.000 ad un massimo di 550.000 euro. E quando si va davanti al giudice gli esiti per le pubbliche amministrazioni non sono sempre favorevoli.

Allo stato attuale ci sono due decreti ingiuntivi, uno da 341.000 euro della ditta Alfredo Palmieri, un secondo da 96.000 euro dell’Ambiente 2000.

Per questi due casi il comune sostiene che “quanto preteso non è relativo ad alcun credito certo, liquido ed esigibile da poter vantare poiché si basa su asseriti crediti non supportati da alcun affidamento scritto da parte dell’ente pubblico ma solo da atti unilaterali delle due ditte”.

La terza vicenda è relativa ai lavori di messa a norma della scuola elementare di via Politi da parte della Gt Impianti per 92.000 euro. Un professionista valuterà se i lavori siano stati effettivamente eseguiti e a regola d’arte. Intanto la ditta ha citato il comune.

Quello dei debiti fuori bilancio è sempre stato argomento delicato a Recanati e arenatosi sempre quando si trattava di individuare quella persona o ufficio che comunque con la ditta ha avuto rapporti. Appare improbabile che una impresa faccia un lavoro senza avere avuto una seppur qualche (anche se comunque mai suffragata da atti) autorizzazione, almeno verbale. Perché non si riesce mai a sapere dalle ditte “chi?”. Quel “chi?” permetterebbe al comune poi di fare rivalsa per l’azione risarcitoria in tutela delle casse pubbliche se il debito dovesse essere alla fine onorato.

E alla fine accade che il debito fuori bilancio approdi in consiglio per il riconoscimento senza determinare le responsabilità della sua configurazionbe. Ed il cittadino paga.

L’attuale configurazione dell’istituto del debito fuori bilancio è frutto di definizioni elaborate dalla dottrina, dalla giurisprudenza contabile, dal Ministero dell'Interno e dall'Osservatorio sulla finanza locale che, sostanzialmente, concordano nel ritenere che il debito fuori bilancio sia “…un’obbligazione verso terzi per il pagamento di una determinata somma di danaro che grava sull’ente (…..) assunta in violazione delle norme giuscontabili che regolano i procedimenti di spesa degli Enti Locali…” (Ministero dell' Interno F.L. 21/1993).

Il debito fuori bilancio si configura, pertanto, come un’obbligazione perfezionatasi nell'ordinamento civilistico indipendentemente da una specifica previsione di bilancio, in violazione delle norme che disciplinano il procedimento di spesa, e che sussiste pur in assenza di specifico impegno contabile.

Varie possono essere le cause del suo originarsi, così come il periodo del suo perfezionamento, che può verificarsi sia nell'esercizio in corso che in quelli pregressi.