di  Marco Moroni, presidente Circolo ACLI "Doin Milani"

Nei giorrni scorsi non solo alcuni poderi della piana del Musone, ma anche una collina vicinissima a Recanati è stata ricoperta con pannelli fotovoltaici. Mesi fa, ci era stato detto che la prima diffusione era stata favorita dal vuoto legislativo; sappiamo però che, seppure con ritardo, la Regione Marche è intervenuta vietando l’installazione di campi fotovoltaici nelle nostre colline. Ma allora come si spiega questo impianto realizzato nel giugno 2011? I tecnici comunali e i nostri amministratori devono comprendere che se è l’intero paesaggio marchigiano che va salvaguardato, tanto più deve esserlo il paesaggio recanatese, per gli evidenti legami con la poesia leopardiana.

Negli ultimi anni ci siamo sforzati di far comprendere ad amministratori e cittadini la bellezza del nostro paesaggio, frutto del plurisecolare lavoro dei nostri mezzadri. Abbiamo detto e ripetuto che gli interventi di salvaguardia dovevano riguardare ogni aspetto del paesaggio ed anche le nostre case rurali, sottolinenando che per ogni tipo di intervento si dovesse tener conto dell’impatto ambientale. Ma è bastato che fossero approvati consistenti incentivi per le fonti energetiche alternative per fare sorgere innumerevoli impianti, realizzati ovunque, approfittando delle difficoltà di tanti coltivatori.sole

Dobbiamo dire con chiarezza che quei pannelli vanno installati sui tetti dei capannoni industriali e in tutti gli edifici di nuova costruzione, così come le nuove abitazioni vanno realizzate secondo i nuovi criteri del risparmio energetico, ma occorre evitare che la giusta ricerca di fonti energetiche alternative porti alla distruzione del nostro paesaggio.

Una volta deturpato, difficilmente il paesaggio potrà essere ricostituito. E non solo perché questi impianti sono realizzati sulla base di concessioni ventennali, ma anche perché sotto quei pannelli si avrà un progressivo depauperamento dell’humus, con un esito analogo a quello prodotto dall’eccessiva chimicizzazione dei suoli: il rischio della desertificazione.

Ancora una volta va capito che non si tratta soltanto di un problema estetico. Difendere il nostro paesaggio significa certo salvaguardarne la bellezza, ma significa anche evitare il dissesto idrogeologico e soprattutto significa valorizzare quel paesaggio a fini turistici. Proprio adesso che all’estero si scopre la bellezza del paesaggio marchigiano, noi non possiamo lasciarlo deturpare forse irrimediabilmente.

Chiediamo ai tecnici comunali ed ai nostri amministratori grande vigilanza e di operare con maggiore attenzione e con quella lungimiranza che oggi è sempre più necessaria per affrontare temi così delicati.