Mettere da subito una moratoria alla realizzazione di megaimpianti fotovoltaici in campagna per evitare che entro la fine dell’anno i pannelli coprano una superficie agricola grande quanto duemila campi da calcio, con gravissimi danni ambientali, paesaggistici ed economici.

E’ quanto chiedono alla Regione Marche la Coldiretti, la Cgil, Polis Nova e Laboratorio Recanati, che hanno presentato il primo dossier sul fotovoltaico selvaggio nel corso di una conferenza stampa svoltasi ad Ancona.

Nel mirino delle associazioni il fenomeno che in questi ultimi mesi sta vedendo le colline marchigiane ricoperte da enormi distese di pannelli. Non ultimo il caso della collina Montironi a Recanati (nella foto).

“Impianti senza alcuna connessione con l’attività agricola ma realizzati al solo scopo di ottenere gli incentivi, spesso ad opera di gruppi finanziari addirittura stranieri - hanno ottolineato Giannalberto Luzi, presidente di Coldiretti Marche, Selly Kane segretario confederale Cgil Marche, Claudio Segattini, presidente di Polis Nova, e Franco Frapiccini di Laboratorio Recanati -. Al contrario serve una nuova legge regionale che uniformi le procedure di autorizzazione su tutto il territorio, e va incentivata la collocazione del fotovoltaico  nelle sole aree urbanizzate o degradate, sfruttando discariche e cave dismesse e, soprattutto, i tetti dei capannoni industriali e artigianali, gli edifici produttivi agricoli e quelli pubblici e privati in genere”.

Secondo il Dossier curato dall’architetto Riccardo Picciafuoco ed elaborato da Coldiretti, Cgil, Polis Nova e Laboratorio Recanati, i terreni agricoli che nei soli primi cinque mesi del 2011 sono stati occupati da grandi impianti fotovoltaici (oltre i 200 kilowatt di potenza) ammontano a circa 570 ettari. Una cifra praticamente triplicata rispetto all’intero 2010, quando ad essere “occupati” erano circa 200 ettari. La provincia dove il fenomeno è più evidente è quella di Macerata, con 190 ettari occupati dal fotovoltaico, davanti ad  Ancona (160), Pesaro (100), Fermo (80) ed Ascoli (40). Proprio il dato ascolano è significativo, in quanto nella provincia picena sono state inserite dagli inizi del 2010 norme più vincolanti nel Piano Territoriale di Coordinamento (Ptc) in materia di realizzazione di impianti. Se poi andiamo a considerare le domande già presentate, Coldiretti, Cgil, Polis Nova e Laboratorio Recanati stimano che per la fine dell’anno potrebbero essere coperti dai pannelli almeno altri 900 ettari di terreni agricoli, arrivando così a superare quota 1.500 ettari. In pratica la misura di quasi duemila campi di calcio. Basti ricordare il caso del maxi impianto che una società spagnola vorrebbe realizzare a Macerata, in Contrada Boschetto, con 50 ettari di terreno occupati e una potenza di 24 megawatt. Analizzando la situazione a livello nazionale, si scopre poi che nelle Marche si costruiscono mediamente più impianti su suolo agricolo e più grandi, il triplo rispetto alla Toscana e il doppio rispetto all'Umbria. In percentuale, la superficie agricola sacrificata è invece vicina a quella della Puglia che dispone di un territorio prevalentemente pianeggiante.

L’appello di Coldiretti, Cgil, Polis Nova e Laboratorio Recanati è stato fatto proprio anche da altre dodici associazioni: Italia Nostra, Slow Food, Vas Marche, Agritur Aso, Associazione tutela e valorizzazione Valdaso, Codat Osimo, Gruppo società e ambiente Senigallia, Lupus in fabula, Luoghi comuni, Metauro nostro, Pro natura Marche, Salviamo la Val Potenza.