Di Gianni Bonfili
Da tempo mi chiedo, credo insieme a tanti altri, come sia possibile non giudicare assolutamente vergognoso il trattamento economico previsto per chi assume incarichi politici in qualsivoglia struttura, dalle società partecipate alle istituzioni più elevate.
Si tratta di migliaia di euro mensili, anche ai livelli più bassi, addirittura pensionabili in non pochi casi, percepiti per intero o quasi anche quando non si prende parte all’attività istituzionale.
Chi lavora, quando e se trova e spesso dovendosi adattare, non supera i mille euro mensili, oltre la metà dei pensionati, dopo decenni di attività lavorativa e relativi versamenti di contributi,s ta sotto i mille euro mensili.
Si pensi che soltanto il nostro Parlamento nell’ultimo esercizio è costato alla collettività un miliardo e mezzo di euro.
E i ritocchi, se e quando ci sono stati o ci sono, sono stati e sono irrisori.
Non sarei per niente sorpreso se ci fosse chi è pronto a sostenere che la mia è demagogia o antipolitica o posizione a sostegno di quelli che possono rinunciare a benefici economici impegnandosi in politica perché benestanti.
Io, invece, credo che sarebbe proprio la politica a guadagnarci perché resto della ferma convinzione che l’attività politica debba essere un servizio, una manifestazione di passione svincolata da ogni calcolo di tornaconto personale, anzi intrapresa con la disponibilità a sopportare sacrifici, come dai non pochi esempi che la storia ci offre.
Erano, forse, rampolli di famiglie privilegiate e benestanti i tanti personaggi di primo piano del Partito Socialista, del Partito Comunista, della Democrazia Cristiana che hanno ricostruito l’Italia? Si sono, forse, arricchiti con la politica? Ho letto di un Segretario Nazionale di uno dei suddetti Partiti che prendeva i treni serali per andare a Roma onde risparmiare la spesa della camera d’albergo.
Farei miserabile demagogia se sostenessi il ritorno a quei tempi, il mondo cambia e va avanti e guai se ciò non avvenisse, bisogna adeguarsi, certo, ma senza buttare nel cestino il senso della misura, perché, ribadisco, ne va di mezzo la credibilità della politica.
Una società evita il degrado morale e materiale solo quando la classe dirigente è seria e responsabile ed adotta come punto di riferimento soltanto il bene comune.
E’ esattamente questa la richiesta forte e chiara che viene dal basso: la classe politica abbia un sussulto di dignità.