Di Silvano Scavella,
presidente AN Recanati
Quanto
sta accadendo al S.Lucia, è allarmante. E’ evidente che l’ASL 8 sta diventando
una sorta di “laboratorio di cannibalizzazione” che riapre inquietanti
interrogativi sul futuro della sanità pubblica del nostro territorio. Si sta
progressivamente realizzando un sinistro disegno di smobilitazione, attraverso
il metodico svuotamento dei servizi, l’impoverimento delle risorse umane e
delle eccellenze, dando incertezza al diritto alla salute e all’assistenza di
migliaia di cittadini. Recanati, assieme agli altri comuni della bassa Val
Musone agli Enti e le istituzioni pubblici e privati, raccoglierà la lungimirante sfida per la creazione di una
società di scopo con l’obiettivo di verificare, progettare e costruire, in accordo con l’ASUR, un nuovo ospedale di rete
sull’area posta gratuitamente a disposizione di questo progetto,
dall’Amministrazione comunale di Loreto? Se la risposta sarà positiva, potremo dire che sarà un
bell’esempio di cooperazione interistituzionale fra Comuni, ASUR,
Enti pubblici ed imprenditoria
privata. Guarderemo ad essa, come ad una opportunità per attuare una
sperimentazione gestionale con la quale garantire al sistema pubblico,
l’acquisizione e la gestione di una struttura
completamente nuova, attraverso il concorso di capitali e di risorse di
natura, anche privata. Il tutto con una puntuale e ben definita pianificazione
e ripartizione delle competenze, affidate al settore pubblico ed a quello
privato nell’attività di costruzione e di gestione a lungo termine, dell’intero
complesso sanitario.Un primo fondamentale passo, dovrà essere quello della
formazione concordata con l’ASUR, di un nuovo
distretto sanitario interprovinciale,
con ben 7 comuni (Recanati, Loreto, Porto Recanati, Osimo,
Castelfidardo, Montefano e Numana),
con lo scopo di giungere ad una progettualità studiata, condivisa e
programmata ed avente dimensioni di
popolazione ritenute ottimali per l’organizzazione dei servizi sanitari e
sociali, cioè, circa 100.000 abitanti.Un nuovo ospedale, agile, funzionale,
tecnologicamente avanzato, dotato di tutte le specialità di base e di funzioni
specialistiche di notevole richiamo, rianimazione, cardiologia, chirurgia,
radiologia, ostetricia, pediatria e ginecologia, urologia, diabetologia,
dialisi, ortopedia, odontostomatologia etc.,
potenziato con innovativi sistemi diagnostici, RMN, PET-TC, TAC a 64
strati etc. e nelle terapie intensive, oltre che nei servizi di supporto, come
le cure palliative (Hospice territoriale), conformi ai più attuali orientamenti
nel settore, avrà un livello di attrazione senza dubbio di gran lunga superiore
a qualsiasi altra equivalente realizzazione originatasi da anacronistiche ed
insensate ristrutturazioni. Per la sua
fattibilità, si dovrà guardare al project financing come opportunità fornita dall’art. 9 bis del
D.Lgs 502/92 e s.m.i., con cui attuare un progetto di sperimentazione
gestionale, attraverso il quale si garantirà
al sistema pubblico, l’acquisizione e la gestione di una struttura complessa e
completamente nuova, da realizzare con il concorso di capitali e di risorse,
anche di natura privata. La sperimentazione dovrà basarsi sulla costituzione di
una società per azioni a capitale misto a
maggioranza pubblica, (come previsto dalla normativa), la quale consentirà
di garantire il concorso di uno o più soggetti privati, al finanziamento
dell’investimento necessario per la costruzione del nuovo ospedale di rete. Per
il reperimento di risorse di capitale pubblico, si potrà anche guardare alla possibilità
di riversare, sul capitale sociale della società di scopo, o alla cessione in
conto contributo, o ai profitti, derivanti dall’alienazione degli immobili
ospedalieri da dismettere di Recanati, Loreto, Osimo e Castelfidardo. Il tutto
attraverso una puntuale e ben definita pianificazione e ripartizione delle
competenze affidate al settore pubblico ed a quello privato nelle attività di
costruzione e di gestione a lungo termine dell’intero complesso ospedaliero.
Aspetto decisamente rilevante di questo progetto, sarà l’integrazione
tra ospedale e servizi del territorio. L’interconnesione col territorio
diventerà indispensabile ed eviterà disagi, disorientamenti e duplicazioni di
prestazioni, mentre l’efficacia della cura , l’umanizzazione dell’assistenza,
l’arricchimento intellettuale e professionale dei medici, del personale
infermieristico e l’efficienza della gestione , saranno i fattori che
garantiranno l’alta qualità delle prestazioni. La collocazione della nuova
struttura in aperta campagna inoltre,
consentirà di garantire un confort ambientale ottimale e determinerà la
progettazione dell’ospedale non più inteso come mero nosocomio, ma fornito
di attività collaterali remunerative,
raggruppabili all’interno di un’area-centro servizi, come l’eliporto, i servizi
taxi, l’albergo, bar, edicole, biglietterie,
ristorante-mensa per personale medico e paramedico, banche, poliambulatori, centro fitness, attività
commerciali, servizi pompe funebri, sala convegni, spazi per il volontariato,
gestione parcheggio auto, servizio pulizie, lavanderia etc.