Di Silvana Magini, Cittadinanza Attiva
“Cittadinanza
Attiva e Tribunale per i Diritti del Malato, tempo fa avevano assistito alla
distribuzione dei pasti ai degenti dell’ospedale e, alla vista, il cibo
sembrava appetibile, poiché però, altro è vedere, altro è gustare, anche per
via delle segnalazioni ricevute, abbiamo chiesto di poter assaggiare, insieme
ad Direttore Medico Ospedaliero, dott. Palazzo, in un giorno qualsiasi, da lui
scelto, il cibo.
La risposta è stata no, perché esiste già un sistema di controlli, effettuato da personale qualificato alla valutazione quali-quantitativa dei cibi.
Se non facesse pietà la cosa farebbe sorridere! Ancora una volta il controllore è l’emanazione del controllato.
Ma Palazzo non è nuovo a queste sortite! Quando il protocollo d’intesa tra i nostri movimenti e l’allora ASL si stava concretizzando, egli voleva che gli esponenti del TdM non avessero libera circolazione all’interno dei presidi e strutture sanitarie, fatte salve le esigenze di riservatezza ei cittadini ricoverati, ma il loro accesso doveva osservare l’orario del pubblico in visita.
La cosa fu risolta e cioè il TdM ottenne il libero accesso alle strutture. Allora c’era come direttore generale Mascaro.
Nella premessa al protocollo d’intesa tra i nostri movimenti e l’allora ASl si cita la legge 502, la quale dichiara che il cittadino non è un semplice fruitore dei servizi ma un soggetto attivo capace di esprimere una consapevole partecipazione alla complessa realtà dei servizi, nonché un indispensabile indicatore dell’efficacia degli stessi, in grado di orientarli e qualificarli, perciò la valutazione del cibo deve essere fatta dall’utente e non da personale professionale qualificato a dirci se quello che mangiamo deve essere per forza di nostro gradimento. Sono poi coperti da segreto i qualificati all’assaggio? La 241 vuole trasparenza e l’individuazione dei responsabili.
L’ospedale di Recanati sta vivendo un’epoca di sofferenza per via dei dirigenti che lasciano i propri dipendenti senza linee precise per il loro lavoro e soprattutto senza controllo, infischiandosene altamente della Carta dei Servizi da loro scritta. Un esempio? La documentazione solo cartacea che la radiologia rilascia all’utente non assicura una corretta diagnosi ed un uso appropriato da parte dello specialista”.