Sarà inaugurata oggi, alle ore 18.30 a Villa Colloredo Mels la mostra dei documenti del Risorgimento marchigiano “o Patria Mia...” promossa nell’ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. L’esposizione rimarrà aperta sino al prossimo 12 giugno 2011 e sarà visitabile dal martedì alla domenica dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00.
nello spazio delle audiointerviste gli interventi dle curatore Fabio Santilli e dell'assessore alle culture Marinelli
La Prefettura Ufficio Territoriale del Governo di Macerata, la Provincia di Macerata, il Comune di Recanati, il Comune di Macerata – Istituzione Macerata Cultura Biblioteche e Musei, il Comune di Montelupone, in collaborazione con l’Ufficio Storico della Polizia di Stato, la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, il Ministero per i Beni Artistici e Culturali, l’Archivio di Stato, la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, l’Università di Macerata, la Biblioteca Mozzi Borgetti, con il patrocinio della Regione Marche e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata e di Banca Marche, in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia promuovono “L’Italia s’è desta”, un progetto articolato in diverse mostre e conferenze dove, attraverso la stampa satirica e documenti d’archivio, si vuole fornire una lettura storico iconografica dell’Unità d’Italia. L’intero progetto è curato da Fabio Santilli e realizzato dal Centro Studi Galantara.
Le attuali Marche e particolarmente l’attuale provincia di Macerata hanno avuto un’attività non secondaria nel processo risorgimentale e anzi, proprio perchè terre di confine, hanno risentito delle tensioni sociopolitiche in anticipo rispetto a quelle nazionali; il progetto rivoluzionario del 1817, qui documentato con le testimonianze dei coinvolti, precede quelli europei proprio perchè fin dal 1798 questi stessi territori sono stati insediamento e passaggio obbligato di tutti gli eserciti intervenuti nel processo unitario: francesi napoleonici, austriaci, borbonici, garibaldini e murattiani, irlandesi, coscritti forzatamente e mercenari, sono transitati ed hanno combattuto in questa provincia assieme alla popolazione, sono stati ospitati o necessariamente accolti dalle municipalità, dai comuni e nei monasteri grazie ad ingenti sacrifici economici della popolazione stessa.
Proprio per tale motivo, riscorrendo velocemente i documenti presenti nella mostra, risultano in un certo qual modo ridiscutibili le voci di chi considera aver partecipato al processo risorgimentale solo un’esigua parte della popolazione; è certo che il controllo ecclesiastico imponeva resistenza e che non poteva pretendersi un impegno intellettuale da parte di una cittadinanza in maggioranza analfabeta, ma il protagonismo degli abitanti della provincia di Macerata è mostrato anche nella condivisione di esperienze belliche, di informazioni adatte allo sviluppo agricolo ed economico, di scambio emotivo nel partecipare alle richieste astensioniste e a quelle più interventiste. Un protagonismo dimostrato, insomma, dalla partecipazione alla vita quotidiana e nel riconoscersi e fidarsi dei poteri costituitisi, che forma una sorta di storia evenemenziale la quale è stata definita più propriamente “intima”: non solo i documenti più conosciuti e più volte riproposti, ma soprattutto la realtà di una storia che è sempre più spesso considerata minore. La mostra di Recanati racconta, la storia “intima” rivissuta attraverso i documenti d’archivio, il rifiuto offeso delle popolazioni più periferiche agli sprechi del denaro pubblico e ai soprusi di qualche amministratore presuntam
Per una strana combinazione di eventi – scrive il curatore Fabio Santilli (nella foto insieme all'assessore alle culture Marinelli)- il 20 settembre 1860, esattamente dieci anni prima della “Breccia di Porta Pia”, le truppe piemontesi, al comando del generale Manfredo Fanti, entravano in Macerata provenienti da Tolentino, mentre il generale Enrico Cialdini aveva appena battuto i papalini a Castelfidardo (18 settembre) e ci si apprestava a prendere Ancona che cadrà il 29 a seguito del bombardamento dal mare dall’ammiraglio Persano. L'amministrazione della provincia di Macerata nel frattempo era stata assunta da una commissione provvisoria di governo composta da Cesare Pallotta, Vincenzo Taccari e Antonio Carradori che, dopo pochi giorni, si costituiva in “Giunta provvisoria di governo” arricchendosi della presenza di Francesco Marcucci e Giacomo Ricci che ne assumeva la presidenza. Questa, insieme alle altre giunte costituitesi nei principali comuni della provincia, cessava da ogni attività con l'insediamento del commissario provinciale straordinario Luigi Tegas nominato da Lorenzo Valerio, commissario straordinario per le Marche.
Ma le vicende marchigiane che andavano concludendosi con l’annessione prima al Piemonte e poi al Regno d’Italia traevano la loro origine da più antiche storie, ad iniziare da quei primi moti carbonari in Italia che si concentrarono tra le Marche e le Romagne nel 1817, a quelli mazziniani del 1831, alla straordinaria avventura della Repubblica romana, al tentativo d’insorgenza del 1853; ed infine alla tenace persistenza di un tessuto patriottico obbligato a dissimularsi ma non sopito.
Per completare il progetto “L’Italia s’é desta” e le varie esposizioni è stato pubblicato un pregevole volume, curato da Fabio Santilli, con il progetto grafico dello studio Il Segno, con il saluto del Prefetto di Macerata Vittorio Piscitelli, con la prefazione di Giovanni Sabbatucci, Ordinario di Storia Contemporanea alla Sapienza dell’Università di Roma e membro del Comitato dei Garanti per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, con l’introduzione di Paola Magnarelli ed i contributi di Melanton, Fabio Santilli, Marcello Verdenelli, Marco Severini, Matteo Villani, Giampaolo Vincenzi, Luigi De Angelis, Paola Puglisi, Laura Biancini, Ernesto Pauselli e Alberto Pellegrino e corredato da oltre cinquecento immagini.