Di Francesco Fiordomo, sindaco di Recanatipennacchio
Stiamo vivendo emozioni fortissime, emozioni che riempiono il cuore di gioia e di commozione. La nostra Cattedrale torna a risplendere, torna a vivere, torna ad essere il punto di riferimento essenziale per la nostra comunità. Dopo 13 anni esclamiamo tutti insieme: finalmente! E vogliamo ringraziare in particolare Sua Eccellenza il Vescovo Claudio Giuliodori: grazie Eccellenza per la potente e decisa accelerazione che ha impresso alla macchina dei lavori per chiudere positivamente una vicenda che si trascinava da molto tempo. Grazie a Don Pietro ed a quanti, a vario titolo e con una passione che è andata ben al di là degli obblighi contrattuali e professionali, si sono adoperati per raggiungere l’obiettivo.
Ora festeggiamo, ed è una festa di popolo, che coinvolge e che quasi ti toglie il fiato. Che meraviglia il nostro Duomo! Il nostro Duomo che è luogo di fede, dove si celebrano solennemente i momenti più significativi della comunità cristiana. E’ il simbolo della nostra storia, della grande storia di Recanati, sede Vescovile fino agli anni Sessanta, sede di un Seminario, luogo dove è sepolto Papa Gregorio XXII, sede di un Museo Diocesano ricchissimo che abbiamo riaperto ieri e verrà gestito in collaborazione con il Museo di Villa Colloredo Mels creando un polo culturale unico che verrà ulteriormente esaltato dalla sistemazione e riapertura del parco di Villa Colloredo. E’ dalla collaborazione tra Comune e Curia, da una prospettiva forte e unitaria che si rilancia la città.
Il Duomo è il simbolo di tradizioni civili e religiose che sono uno straordinario patrimonio culturale e sociale. Dai racconti dei nonni e dei genitori abbiamo scoperto il significato del Duomo per Recanati. E il vissuto collettivo si mescola con quello personale creando in me un’emozione del tutto speciale, un’emozione dolcissima, visto che i miei nonni materni Maria e Guglielmo sono stati per tanto tempo i devoti “campanari” della Cattedrale.
Ricordo anche come in questi anni il desiderio di riaprire la Cattedrale sia stato alimentato dai racconti di Don Lauro Cingolani, per quasi cinquant’anni amato parroco, al quale voglio rivolgere un pensiero di particolare affetto e stima.
Come non ricordare la messa di mezzanotte a Natale, quello che accadeva durante la notte della Venuta quando le campane suonavano ininterrottamente per ore con gli uomini impegnati nello sforzo fisico e le donne che preparavano cibi e bevande per sostenere la fatica. Come non ricordare il Santissimo, capace di unire campagna e città con i contadini che raggiungevano Montemorello e Castelnuovo, indossavano gli abiti della festa e si incamminavano in processione verso San Flaviano, mentre gli operai delle fabbriche staccavano a mezzogiorno, il martedi, e raggiungevano la Cattedrale con il zinale da lavoro per la conclusione del Santissimo.
Non ci stiamo riferendo ad un altro mondo, non è un’altra storia, non è nostalgia del passato, non deve essere un ricordo fine a se stesso. E’ il nostro mondo, la nostra storia, è il cuore della città che torna a pulsare nelle mura rinnovate di questa chiesa e nello spirito di chi, figlio del 2011, vuole impegnarsi nell’affrontare il presente con fiducia e coraggio, tanto coraggio, tanta determinazione, impegno sincero e disinteressato, con onestà e moralità, facendo tesoro del patrimonio che ci è stato trasmesso. Cari concittadini, possiamo davvero riuscirci, tutti insieme, in modo partecipato e solidale, con lo stesso entusiasmo con il quale abbiamo vissuto la conclusione della lunga attesa. Grazie.