Nel corso di una conferenza stampa sono stati diffusi ulteriori particolari sulla maxi operazione di polizia denominata “Non plus ultra” che ha portato a sgominare una organizzazione di albanesi attiva nel traffico internazionale di stupefacenti. E, sebbene le indagini siano partite da Bologna e abbiano interessato soprattutto l’Emilia Romagna, il capo della banda abitava a Porto Recanati. Avevano il monopolio quasi esclusivo del mercato emiliano ed erano in grado di importare, direttamente dall’Olanda, ingenti quantità di cocaina che, arrivata in Italia, veniva immessa principalmente sul territorio bolognese e modenese ma era diretta anche nelle Marche ed in Campania. L’eroina, invece, veniva acquistata da connazionali in Albania per poi essere rivenduta anche in Svizzera dove il gruppo era riuscito a ramificarsi stabilmente.
Il Gip di Bologna, a conclusione di una complessa indagine contro il traffico di droga durata circa quattro anni e condotta dalla squadra mobile del capoluogo emiliano coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura ha emesso, all’alba di questa mattina, 31 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di un gruppo di albanesi e di tre italiani. In particolare a tredici persone (tutte di nazionalità albanese eccetto una donna rumena) si contesta il reato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti con l’aggravante della transnazionalità.
Per gli altri l’accusa è di spaccio di sostanze stupefacenti con l’aggravante dell’ingente quantitativo. Nel corso delle varie fasi dell’operazione (partita nel 2007 con l’arresto di alcuni spacciatori magrebini) denominata “Non plus ultra” sono state arrestate altre 38 persone, sequestrati complessivamente 41 chilogrammi di eroina e 20 di cocaina. Al vertice dell’organizzazione criminale, secondo gli investigatori, l’albanese Nevruz Hoxha, 40 anni, attualmente detenuto in carcere a Ginevra per il quale (nelle 31 misure eseguite oggi) è stata chiesta l’estensione del provvedimento cautelare in corso. Il leader del gruppo criminale, arrestato in flagranza di reato nel gennaio 2008 a Porto Recanati, riuscì a far perdere le proprie tracce quando era ai domiciliari e dopo essersi rifugiato in Belgio ripiegò in Svizzera dove fu arrestato per reati legati allo spaccio di droga . Stessa richiesta per la compagna e “braccio destro” del 40enne, Elena Mircea, una 24 enne nata in Romania. A testimoniare la sua passione smodata per il denaro, durante una perquisizione, gli inquirenti hanno sequestrato una foto della donna in cui compariva con le braccia aperte ed era completamente ricoperta di banconote da 500 euro. Per quanto riguarda la provincia di Macerata, l’operazione ha portato all’arresto di K.B. di anni 35 albanese residente a Porto Recanati e di V.A. di anni 33 albanese residente anch’esso a Porto Recanati, entrambi ritenuti responsabili di reati in materia di stupefacenti. I due uomini sono stati rintracciati nelle rispettive abitazioni di Porto Recanati.
Secondo quanto emerso dalle indagini, l’organizzazione si avvaleva di numerosi immobili per gli appoggi logistici. La base era a Rastignano, nel bolognese.
Nella disponibilità dei membri del gruppo anche diverse autovetture ed utenze telefoniche per eludere i controlli delle forze dell’ordine. A seguito delle 31 misure emesse questa mattina, 11 persone sono state arrestate (tra Bologna e Modena) e nove persone sono state raggiunte dal provvedimento in carcere dove erano già detenute per fatti riconducibili alle indagini. Per altre tre persone detenute in Svizzera e’ stata chiesta l’estensione del provvedimento cautelare.E’ stato poi emesso un mandato di cattura europeo a carico di un cittadino rumeno. E, infine, cinque sono i ricercati in Italia e due i latitanti in Albania. Il gip Marinella De Simone, nell’accogliere la richiesta cautelare ha riconosciuto la solidita’ del quadro probatorio e, basandosi sulle risultanze delle indagini, ha descritto una “vicenda criminosa non comune per pervicacia delinquenziale e quantità di droga trattata”.
Lo stesso procuratore capo di Bologna, Roberto Alfonso, commentando la conclusione dell’operazione ha parlato di “un fatto molto allarmante e pericoloso” la presenza di criminalità organizzata straniera legata al traffico di droga sottolineando, al tempo stesso, che, come dimostrato dalle indagini, “questo ufficio, insieme alla polizia giudiziaria, mantiene alta la guardia”.