Di Lino Palanca
E’ morto Aldo Biagetti. Classe 1921, intelletto ancora lucidissimo come la memoria. Un passato da partigiano combattente nel GAP loretano al comando di Paolo Brancondi e titolare di un bando di cattura nazi-fascista, dopo la guerra è stato per molti anni a capo dell’ufficio tecnico del comune di Porto Recanati.
Il nipote Aldo ha vissuto con intensità la passione per l’arte e ne ha date molte prove scrivendo di artisti locali e no, contemporanei e del passato recente o lontano. Collaboratore di grande spessore della rivista del Centro Studi Portorecanatesi Potentia- Archivi di Porto Recanati e dintorni, è stato co-fondatore dell’università di istruzione permanente e segretario del Centro Sociale Anni d’Argento.
Insomma, un uomo che fino all’ultimo ha cercato di non farsi sopraffare dal tempo, dall’età, dalla malattia. Che alla fine, però, inevitabilmente più forte, lo ha ucciso, lasciando nella pena la moglie e le due figlie, generi e nipoti, amici.
Aldo amava ripetere che lasciava un’Italia che aveva sperato migliore di quella vissuta nella sua giovinezza (il fascismo, la guerra). Non ha mai smesso di analizzare la realtà politica e sociale con straordinaria acutezza e autentica passione da patriota. E anche con l’amarezza dell’idealista deluso. Un giorno mi ha detto: Come si chiama quello che canta “Era meglio morire da piccoli”? Mi sa che non ha tutti i torti.