Una maxi evasione fiscale, legata al contrabbando di silicio cinese. Di questo sono accusate 12 persone in tutta Italia, dopo le indagini compiute dalla Guardia di finanza. Sotto inchiesta, indagati anche per associazione a delinquere, sono Simone Foglia, 40 anni, originario di Civitanova e residente a Porto Recanati, Roberto Malloni, 44 anni, di Civitanova, Massiliano Ragaini, 42 anni, originario di Loreto e residente a Porto Recanati, poi Vincenzo Iride di Cremona, Pietro Sanelli di Tivoli, Danila Bottaro di Roma, Paolo Cavirani di La Spezia, Sabatino Alcidi di Cremona, Giuseppe Gioia di Milano, Enzo Vinciguerra di Agrigento e Claudio Moro di Varese.

Secondo l’accusa, il gruppo avrebbe acquisito o creato alcune società in Italia e in Romania allo scopo di immettere sul mercato italiano grosse quantità di silicio, un metallo divenuto molto ricercato (e costoso) perché usato anche per i pannelli solari. Queste società avrebbero importato il silicio dalla Cina (dove costa meno) e lo avrebbero rivenduto qui spacciandolo per romeno. Ma sul silicio cinese sono imposti dazi doganali al 49 per cento, mentre per quello comunitario si paga solo un dazio nazionale del 5,5 per cento. Grazie a questo trucco, il gruppo avrebbe offerto il materiale a prezzi concorrenziali. Nel giro di due anni, in Italia sarebbero arrivate 2.600 tonnellate di metallo orientale, con un’evasione fiscale di circa due milioni di euro. In pratica il gruppo, attraverso alcune società in Romania, avrebbe comprato il silicio in Cina, che arrivava nelle «zone franche» di Galati e Costanza. Il metallo poi veniva rivenduto a quelle italiane, spedito in Tir e accompagnato da documenti falsi che ne certificano l’origine comunitaria. Le società italiane avrebbero anche emesso fatture per operazioni inesistenti, per giustificare passaggi e cessioni.

In particolare, Foglia e Malloni, con altri, avrebbero dato vita alle società cartiere, la «Essemme di Foglia Simone e C. Sas», con sede prima a Civitanova e poi a Porto Recanati, e la «Si.Al.Co Sas» e la «Si.Al.Co Srl» di Porto Recanati. Queste società avrebbero acquistato il silicio da quelle romene, registrando il metallo come europeo, invece che cinese. Ragaini invece sarebbe stato il responsabile degli acquisti di alcune società marchigiane, tra cui la «Form», la «Mechterm» e la «Rag.All» tutte di Loreto, avrebbe acquistato dagli altri presunti complici il silicio di contrabbando.

I fatti sarebbero avvenuti tra il 2005 e il 2006. L’inchiesta è stata condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dal sostituto procuratore di Macerata Andrea De Feis. Gli indagati hanno ricevuto mesi fa gli avvisi di conclusione delle indagini, passo che precede la richiesta di rinvio a giudizio. In udienza preliminare saranno valutate le accuse mosse contro l’organizzazione. Gli indagati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Pierlorenzo Ariozzi, Gabriele Cofanelli, Giovanni De Benedittis e Gerardo Pizzirusso.