Nella sua edizione del 1 maggio, il Corriere Adriatico, con una serie di servizi di Aurelio Bufalari, ha presentato a tutta pagina il progetto del porto atteso da oltre 100 anni da Portorecanati, un’operazione da 30 milioni di euro e che prevede una darsena, due bacini interni, 567 posti barca, una falegnameria, una officina meccanica, edifici residenziali per 42.700 mq, un hotel da 7.200 mq, edifici commerciali per 3.500 mq, una chiesa, un edificio ciroclare per la lega navale, lo Yachting Club, la Pro Loco.

Per i nostri lettori riproponiamo i testi della speciale pagina del Corriere Adriatico

portoAlla vigilia delle elezioni comunali del 2009, Rosalba Ubaldi calò l'asso e vinse la partita che la vedeva opposta, quale candidato sindaco di Porto Recanati, a Lorenzo Riccetti. Quell’asso si chiamava porto: un progetto sposato senza riserve da Nuovi orizzonti, la coalizione che attualmente regge il governo della città. Nelle sue linee essenziali esso è il portato di uno studio di fattibilità eseguito dall’ingegner Alessandro Mancinelli di Ancona, in sé valido anche per la attivazione di una procedura di project financing. Mancinelli aveva previsto tre soluzioni, la terza delle quali - quella che attualmente è stata assunta come definitiva - prevede la realizzazione di una darsena all’altezza del cavalcavia e ad Est della strada per Numana, collegata con l’Adriatico mediante uno sbocco protetto da due moli foranei di 125 x 23 metri. E poi di un bacino acqueo ad Ovest della stessa litoranea. Le due darsene, di forma rettangolare, sono collegate da un canale navigabile (55x15 m.), al di sopra del quale passa il cavalcavia (10 metri di altezza) che collega via del Sole con viale Scarfiotti (strada provinciale per Numana).
La prima darsena ospiterà imbarcazioni alberate di una certa dimensione; la seconda imbarcazioni anche alberate più piccole. Si parla in generale di barche che vanno dai 40 agli 8 metri di lunghezza. Questi due bacini, saranno collegati con un terzo (ad Ovest di via Amundsen e alle spalle del Jet Hotel) mediante un canale di 877 metri di lunghezza e 18 di larghezza, che corre tra via Marco Polo e la linea ferroviaria.
Il canale ospiterà le imbarcazioni della piccola pesca, mentre la terza darsena quasi esclusivamente barche da diporto a motore. I costi? Non inferiori a 30 milioni di euro. Ma poi c’è da tener conto di eventuali modifiche richieste dai finanziatori (si parla straniero?) che assieme al Comune di Porto Recanati firmeranno il project financing.
Infine, c'è da tener conto del fatto che il progetto globale investe tutta l’area attorno al porto, compresa la ex Montedison. Sulla quale insiste il capannone Nervi, di cui si prevede il recupero e il riutilizzo in chiave commerciale.
Una struttura sulla quale grava un vincolo di archeologia industriale che non consente né il suo abbattimento né la modifica delle sue linee estetiche portanti.
Il porto, dunque, ovvero un sogno che dura da almeno cento anni, da quando cioè i cittadini di Porto Recanati divennero tali a tutti gli effetti e compresero che Porto Recanati senza il porto era una contraddizione non solo semantica ma anche e soprattutto storica, visto che le condizioni per averlo c’erano tutte e che i tempi erano più che maturi per far sì che l’emancipazione da Recanati si realizzasse anche di fatto. Porto Recanati ci andò vicina una ventina di anni fa, quando fu Costantino Rozzi - storico presidente dell’Ascoli Calcio - a proporre la realizzazione del porto. Idea poi inopinatamente abortita. Una struttura particolarmente attesa da parte della cittadinanza, che giocherà un ruolo fondamentale sul fronte dello sviluppo della città. Una vicenda, dunque, ancora tutta da seguire.

Gli spazi abitativi integrati con il centro

Il progetto Mancinelli è stato parzialmente modificato, o meglio integrato con soluzioni elaborate dalla Df Costruzioni di Porto Recanati. Allo stato dell'arte, abbiamo quindi una più complessa dimensione progettuale fatta anche di abitazioni, che una struttura complessiva da considerarsi in sé autosufficiente richiede anche che attorno ad essa ci sia vita, e non soltanto quella di tipo più strettamente portuale. Il progetto in questione (tripla darsena a Nord di Porto Recanati) ha il nome di Porto Marina di Potentia ed è un progetto territorialmente integrato e improntato all’efficienza energetica e al risparmio e riutilizzo delle risorse. Che comprende servizi come ormeggio natanti, cantieristica, rimessaggio, officine meccaniche, carburanti, noleggi, servizi pubblici di vario genere, pescherie e altro. Esso prevede anche una rete di percorsi pedonali e ciclabili, che partendo dal centro residenziale Zeus e costeggiando ad Ovest la linea ferroviaria e via Marco Polo e congiungendosi ad Est con la ciclabile della litoranea connetterà insieme le differenti aree portuali e collegherà il centro abitato di Porto Recanati con il quartiere Scossicci. Del progetto fa parte anche la riquailificazione dell’area ex Montedison e il recupero e riutilizzo del capannone Nervi. Notevole anche la dimensione verde pubblico, che si avvarrà della piantumazione di nuove e variegate specie arboree lungo le banchine portuali e all’interno dei vari spazi ricavati sulla terraferma. Il sistema del verde raggiungerà il suo apice con la realizzazione di un parco nella fascia di terreno che corre tra il porto canale (877 metri circa) e la linea ferroviaria. Al ridosso della ferrovia saranno piantumati alberi del tipo sempre verde ad alto fusto, in modo da realizzare una barriera vegetale antirumore (confort acustico). Il parco disporrà di speciali elementi di arredo urbano, come piazzole pavimentate con vista sul canale, panchine, illuminazione pubblica, sistema di raccolta rifiuti, ecc.

Una piazza tra capannone e lungomare

Mediante un’operazione di bonifica ambientale, attorno al capannone Nervi sarà realizzata una piazza pubblica rivolta verso il mare, che fungerà da intermezzo fra la passeggiata del lungomare Nord di Porto Recanati (viale Scarfiotti) e l’area portuale.
La piazza ospiterà tre edifici: il museo del mare ad Est; al confine con il primo bacino portuale, le strutture di servizio per la capitaneria di porto, la Guardia di finanza, gli uffici portuali del comune, la reception, il noleggio natanti e altre funzioni amministrative portuali. Infine il capannone Nervi, che sarà trasformato - come previsto, senza modificarne l’architettonica - in galleria commerciale aperta. Essendo la piazza rialzata rispetto alla quota di battigia - cioè alla spiaggia antistante - sarà possibile ricavare nel terreno sottostante un parcheggio interrato.
La protezione civile e i vigili del fuoco, che in area portuale debbono esserci, saranno sistemati in un unico edificio ubicato ad Ovest della ferrovia, esattamente prima del cavalcavia di via del Sole. Sul tetto dell’edificio - sempre secondo il progetto - sarà ricavata una piazzola per l’atterraggio di elicotteri. Un sotto passo ferroviario collegherà tale zona con piazza Montedison.
Un ulteriore edificio - va sottolineato - sarà realizzato tra il secondo bacino del porto e il canale di collegamento con il terzo, e sarà destinato al commercio del pesce.
Sul lato Est del terzo bacino sarà ricavata un’ampia piazza pubblica, sulla quale, a Nord, saranno costruiti la nuova chiesa di Scossicci - che sostituirà quella esistente di via Amundsen - e un edificio per la Pro Loco, la Lega navale e lo Yachting club.
Mentre sul lato Est della stessa piazza verranno costruiti edifici monopiano destinati alle attività commerciali. Attorno alla darsena, sui lati Nord ed Ovest, saranno realizzati nuovi fabbricati con ampie corti a verde. Nel punto più a Sud della piazza - alla confluenza del porto canale con il terzo bacino - sarà realizzato un hotel, che con la sua struttura a torre svetterà come un gigantesco faro su tutta l'area portuale. Un progetto molto importante, sotto diversi punti di vista.

 

Nell’edificio ci sarà un polo commerciale

Il Nervi è una struttura in cemento armato a forma di gigantesca barca rovesciata. Di una sessantina di metri di lunghezza, 30 di larghezza e 18 di altezza, fu costruito negli anni ’50, è formato da una serie di archi parabolici autoportanti che, assieme alla inedita copertura, ne fanno una preziosità architettonica. A suo tempo – quando era di proprietà della Montedison – fungeva da grande deposito di fertilizzanti, ma da qualche decennio a questa parte era diventato l’ossessione del comune, che secondo disposizione della sovrintendenza ai Beni architettonici delle Marche – che vi ha posto un vincolo di archeologia industriale – avrebbe dovuto recuperarlo e conservarlo. Spesa che nessun piccolo Comune italiano avrebbe potuto sostenere e che Porto Recanati non voleva sostenere. Con il recupero e il riutilizzo resi possibili dal project financing scomparirà quello spettro. Si parla di farne una galleria commerciale con negozi addirittura sospesi nel vuoto.