Un tavolo di trattativa con Astea, Comune, Provincia, Prefettura e tutti gli altri enti e autorità competenti. Lo chiede l’Hotel House. Per bocca del suo amministratore condominiale Simone Cotroné. Motivo: dirimere la situazione che si trascina dal mese di marzo del 2009 quando l’Astea ha staccato l’utenza idrica pubblica del palazzone multietnico per via del debito accumulato in anni di mancati pagamenti del servizio pubblico. Debito che ammonterebbe a oltre 300 mila euro. Debito sempre contestato dal condominio che sostiene sia stata effettuata una sovrafatturazione.

Dal distacco del servizio pubblico, il condominio del palazzone si è organizzato attingendo acqua da un pozzo alternativo.

“Chiediamo l’azzeramento del debito e la riattivazione delle utenze”, dice Cotroné. house1

“Non è possibile restare senza utenza idrica pubblica - continua l’amministratore del condominio - l’acqua è un diritto di tutti”. Da qui deriva anche la spiegazione della forzatura messa in atto dopo il distacco del servizio pubblico, ovvero l’individuazione di un sistema per attingere acqua in modo alternativo, da un pozzo “la cui qualità delle acque è assimilabile a quella fornita dal servizio pubblico stesso”, garantisce Cotroné.

“Ci stiamo occupando di monitorare la qualità dell’acqua che stiamo utilzzando da quando siamo privi del servizio pubblico - continua l’amministratore condominiale - ed essa è garantita”. Dunque per i tantissimi residenti del palazzone multietnico non ci sarebbero problemi di sorta per quel che concerne la salute derivante dalla qualità dell’acqua di cui i loro appartamenti sono approvigionati.

Ma Cotroné ne ha per tutti: “In una certa misura il Comune avrebbe anche potuto difendere i nostri diritti. Una parte del proprio territorio, tra l’altro consistente com’è l’Hotel House che fa registrare circa 2500 residenti, non credo possa essere lasciata senza un bene primario come l’acqua. Credo che l’ente comunale avrebbe potuto mettere in atto una qualche azione in difesa di noi che rappresentiamo a tutti gli effetti, in senso numerico, un vero e proprio quartiere di Porto Recanati”.

Una questione, dunque, assai spinosa. L’Astea sostiene di vantare il credito verso l’Hotel House, mentre quest’ultimo chiede l’annullamento dello stesso debito e la riattivazione del servizio idrico. Le motivazioni, secondo l’Hotel House, dell’insussistenza del debito stanno in “un’errata applicazione della tariffa”, dice Cotroné. “Il debito si è accumulato perché l’Astea ha emesso fatture elevate - dice - e questo è dovuto al fatto che invece di applicare all’Hotel House la tariffa residenziale di 0,44 al metro cubo, così come sarebbe stato opportuno, è stata applicata una tariffa di 0,77, ovvero quella condominiale”. Costi che il palazzone sostiene non siano proporzionati all’uso che il palazzone stesso fa dell’acqua. L’Hotel House ha fatto ricorso al Tribunale delle acque di Roma e ora attende un suo pronunciamento circa la legittimità dell’operato del gestore pubblico.

“Tutta questa vicenda - conclude Cotroné - non fa altro che gettare altro discredito nei confronti dell’Hotel House”.