Di Aldo Benfatto, Segretario CGIL e Rossella Marinucci, Segretaria FIOM
In occasione della Giornata mondiale in memoria delle vittime dell’amianto di domani, la CGIL e la FIOM di Macerata chiedono giustizia per i lavoratori dell’ex Pignone di Porto Recanati che attendono da troppo tempo il riconoscimento dei requisiti contributivi legati all’esposizione all’amianto cui sono stati soggetti per anni. Il sindacato annuncia inoltre la costituzione di un gruppo di lavoro permanente sulle problematiche legate ai danni alla salute dei lavoratori legati all’esposizione all’amianto, cui collaboreranno i legali del sindacato, gli esperti del patronato e i lavoratori direttamente interessati.
E la responsabilità è anzitutto del Governo, che parla di giustizia in riferimento a tutti i provvedimenti necessari solo ed esclusivamente al presidente del Consiglio e contemporaneamente abbandona tutti coloro che in tanti tribunali del territorio italiano devono affrontare, senza risorse e senza personale sufficiente, come accade a Macerata, la grandissima mole di lavoro dei ricorsi dei comuni cittadini, che non interessano le cronache né entrano nelle discussioni di palazzo.
Facciamoci qualche domanda in più sulla paternità di certe responsabilità.
Le responsabilità ce le hanno tutte le aziende che per decenni hanno continuato a far manipolare l’amianto ai loro dipendenti, pur essendo stati pubblicati già dagli anni ’30 studi scientifici sulla connessione tra questo materiale ed una serie di patologie gravissime per l’uomo.
Le responsabilità ce le hanno tutti coloro che, pur potendolo fare attraverso la loro azione di testimonianza e di ricostruzione dei fatti e dell’organizzazione del lavoro, in questa come in tutte le altre aziende i cui lavoratori stanno affrontando lo stesso calvario, non hanno permesso il riconoscimento del reale periodo di esposizione dei lavoratori all’amianto, costringendo a perizie, controperizie e difficoltà a ricostruire le reali condizioni di lavoro di tanti uomini, certo non abbreviando i percorsi giudiziari dei ricorsi a cui facciamo riferimento, ma complicandone se possibile ulteriormente l’iter.
la CGIL e la FIOM di Macerata s’impegnano, anche con opportune iniziative di lotta, a dare voce e dignità alla vita di questi uomini e delle loro famiglie, per non lasciarli soli ad affrontare un futuro che fa troppa paura, perché non siano sempre e solo i lavoratori a pagare le conseguenze di un lavoro che fa male quando c’è e quando manca, un lavoro che ti fa ammalare solo per averlo svolto secondo le direzioni aziendali, un lavoro che lascia cicatrici che nessuna sentenza può cancellare, se non la speranza e la volontà di fare ogni giorno qualcosa perché ciò che è accaduto non accada più, perché di lavoro non ci si ammali e non si muoia più.