Attendono ancora giustizia diversi ex lavoratori della Pignone di Porto Recanati. I ricorsi sul rischio amianto risalgono al 2007 e nel frattempo tre di loro sono deceduti in attesa di una sentenza che non arriva.
E lo stato di grande disagio e delusione è stato manifestato apertamente da un gruppo di loro verificando che se davanti al Tribunale di Ancona i preocessi sono stati già chiusi, a Macerata si profila un’attesa di oltre due anni.
In pratica ai quattro anni di attesa se ne dovranno aggiungere minino altri due per poter ottenere l’adeguamento della loro pensione per essere stati esposti all’amianto.
La legge infatti prevede che per ogni anno di lavoro a rischio amianto il lavoratore abbia diritto ad un incremento dell’anzianità contributiva. E per qualcuno significherebbe che per almeno dieci anni di anzianità di servizio, il riconoscimento ai fini previdenziali sarebbe di 15 anni.
Le cause a Macerata sono iniziate nel 2007 e tra rinvii ed aggiornamenti delle udienze, i ricorsi, bene che vada si chiuderanno dopo il 2012.
“Una lungaggine ancora più odiosa ed incomprensibile –commenta Matteo Moretti della CISL- in quanto gli ex dipendenti residenti in provincia di Ancona, hanno definito i ricorsi nel 2009, a due anni dalla presentazione. E’ difficile spiegare ai lavoratori residenti in provincia di Macerata le ragioni di un meccanismo giuridico ingiusto, penalizzante e discriminatorio. Amarezza cui si aggiunge il rischio della beffa. Dei 20 ricorrenti, rappresentati solo dalla CISL, tre sono deceduti, ed uno per malattie riconducibili all’esposizione all’amianto”.
La CISL chiede ora a gran forza l’istituzione di una “corsia preferenziale” per evitare che certi riconoscimenti arrivino troppo tardi.