di Piermarino Simonetti
MONTEFANO - Onorando una particolare tradizione, diventata nel tempo specificità, i montefanesi celebrano San Sebastiano, che nel XIV sec. protesse il suo territorio da una morbosa pestilenza, diffusasi nei Comuni vicini.
E da quasi 460 anni, la Municipalità di Montefano offre alla cittadinanza una “soma” di farina per panificare le storiche “pagnottelle” in ringraziamento al Santo dell’immunità concessa alla popolazione del paese.
Non c’è stata guerra, carestia o altra evento, che abbiano impedito alla Municipalità di venir meno al suo solenne voto, facendone una particolarità montefanese, tramandata nei secoli con orgoglio, tanto è ero che viene istituita un'apposita voce di spesa: se ne ha testimonianza da un bilancio comunale del 1662, in cui figura la somma per l'acquisto della farina necessaria alla panificazione.
Quest'anno, nella ricorrenza di San Sebastiano, per i 491 anni dacché, invocata dalla Municipalità, San Sebastiano concesse la sua intercessione a protezione dall’epidemia di peste del 1529, i montefanesi, sono chiamati a testimoni di un evento mai successo in cinquecento anni.
Per causa del Covid-19 e per ottemperare a tutti i protocolli predisposti a limatarne la diffusione fra la popolazione, i montefanesi non potranno vedere i consorti della Venerabile Confraternita della Santissima Trinità e Morte e dei Santi Antonio Abate e Vincenzo Ferreri, percorre le vie del paese e tutte quante le contrade municipali per distribuire il pane di San Sebastiano casa poter casa.
Le coppie di uomini in cammino con un passo gentile e discreto per strada, con i mano le ceste di vimini, come non era mai successo prima in ogni epoca, sono costretti a rimanere fermi. Ma non si sono dati per vinti. Decisi a mantenere l’antica tradizione, il Priore dell’antica Confraternita, Martino Palmili, ha organizzata assieme ai consorti, la distribuzione dei pani in un locale messo a disposizione della parrocchia di San Donato.
Anticipando il servizio di pianificazione fin da oggi (per chi legge martedì 19) e tutto domani 20 gennaio, con orario continuato, provvederanno ugualmente nella distribuzione, secondo protocolli sicuri.
La devozione verso San Sebastiano e la fiducia nella sua protezione, hanno avuta una nuova linfa e speranza, l’anno scorso subito dopo lo scoppio della prima fase della pandemia di Corona virus.
Già alla fine di febbraio, la statua del Santo, alloggiata nella sua nicchia per almeno un secolo, è stata posta ai lati dell’altare maggiore della Collegiata di San Donato, per invocarne una rinnovata cura su Montefano. E da lì, da circa un anno, protegge il paese per quel che può e ascolta le preghiere dei montefanesi a lui rivolte.
Insieme al pane di San Sebastiano, si potranno vedere anche due antiche ceste di vètrica per la distribuzione delle pagnottine con incise le cifre del Santo: le familiari "SS". Caratteristiche ceste di una particolare lavorazione della pianta di vimini, dagli ovali contrapposti ed uniti dal largo manico, a doppia apertura di coperchi, tipiche delle antiche questue, che riportano la memoria ai secoli quando la ricorrenza di San Sebastiano era vissuta in paese con fuochi processioni e celebrazioni eucaristiche in onore del santo.
Per circa 400 anni e più, la distribuzione gratuita del pane di San Sebastiano è avvenuta nel giorno del ??20 di gennaio, solo alle famiglie del paese. Si rispettava, così, l’origine della tradizione, che ringraziava l’immunità dall'epidemia per la popolazione all'interno delle mura. Dal peso di una "soma" di farina, distribuita alla cittadinanza, si è passati successivamente alla forma di piccolo pane "pagnottina" appunto, messa a cuocere in forno nelle tradizionale formelle. Proprio nel passaggio dalla soma di farina al pane, nella distribuzione, compaiono le ceste di vétrica.
La distribuzione del pane di San Sebastiano, come detto, avverrà all’interno della Sala Matteo Ricci della parrocchia di San Donato per Montefano, mentre nei locali della chiesa nella Contrada di Osteria Nuova, martedì 19 e mercoledì 20 gennaio, dalle 7,30 del mattino a sera tardi, grazie alla cura dei fratelli consorti dell’Antica Venerabile Confraternita della Santissima Trinità e Morte e dei Santi Antonio Abate e Vincenzo Ferreri.