di Pier Marino Simonetti
MONTEFANO - Onorando una particolare tradizione, diventata nel tempo specificità, i montefanesi celebrano San Sebastiano, che nel XIV sec. protesse il suo territorio da una morbosa pestilenza, diffusasi nei Comuni vicini.
E da quasi 460 anni, la Municipalità di Montefano offre alla cittadinanza una “soma” di farina per panificare le storiche “pagnottelle” in ringraziamento al Santo dell’immunità concessa alla popolazione del paese.
Non c’è stata guerra, carestia o altra evento, che abbiano impedito alla Municipalità di venir meno al suo solenne voto, facendone una particolarità montefanese, tramandata nei secoli con orgoglio, tanto è ero che viene istituita un'apposita voce di spesa: se ne ha testimonianza da un bilancio comunale del 1662, in cui figura la somma per l'acquisto della farina necessaria alla panificazione.
Quest'anno, nella ricorrenza di San Sebastiano, per i 490 anni dacché, invocata dalla Municipalità, San Sebastiano concesse la sua intercessione a protezione dall’epidemia di peste del 1529, i montefanesi, potranno ritrovare esposti i due antichi cesti di vètrica per la distribuzione delle pagnottine con incise le cifre del Santo: le familiari "SS".
Due caratteristiche ceste dagli ovali contrapposti ed uniti dal largo manico, a doppia apertura di coperchi, tipiche delle antiche questue, che riportano la memoria ai secoli precedenti all'oggi. Con vètrica, nella tradizione popolare, si indica il risultato di una particolare lavorazione della pianta di vimini, usata dagli artigiani per i manufatti più pregiati.
Per circa 400 anni e più, la distribuzione gratuita del pane di San Sebastiano è avvenuta nel giorno del ??20 di gennaio, solo alle famiglie del paese. Si rispettava, così, l’origine della tradizione, che ringraziava l’immunità dall'epidemia per la popolazione all'interno delle mura.
Dal peso di una "soma" di farina, distribuita alla cittadinanza, si è passati successivamente alla forma di piccolo pane "pagnottina" appunto, messa a cuocere in forno nelle tradizionale formelle. Proprio nel passaggio dalla soma di farina al pane, nella distribuzione, compaiono le ceste di vétrica.
Personale del Comune ha provveduto, fino alla metà degli anni ‘70 del secolo scorso, alla distribuzione delle pagnottine fatte panificare nei forni del paese. In quegli anni erano a disposizione del personale municipale due cesti di vètrica, dentro ai quali trasportavano i pani di casa in casa, lasciandone una giusta quantità in ogni famiglia. Andavano in coppie, come del resto oggi, in cui un uomo teneva il cesto, mentre l'altro provvedeva a rifornire a bussare e lasciare il pane.
Alla metà degli anni '70, le due antiche ceste, per volontà del Consiglio Comunale, passarono di mano alla volta dell'Antica Venerabile Confraternita della Santissima Trinità e Morte e dei Santi Antonio Abate e Vincenzo Ferreri, a cui fu affidato l'onere della distribuzione del pane di San Sebastiano.
Ed oggi, è proprio grazie all’impegno e alla cura del Priore della Confraternita, Martino Palmili, che è possibile rivedere, dopo mezzo secolo, le due antiche ceste di vètrica ben restaurate. Infatti, negli anni, a quei primi due manufatti, la Confraternita ne aggiunse degli altri, intrecciati addirittura da un suo Priore del tempo, Armando Mezzalani, facendo seguito alla richiesta che ha voluta allargata l’originaria tradizione, a tutto il territorio comunale. Dai due soli uomini, in questi cinquant'anni, si è passati, a diverse coppie di Consorti, che battono in due o tre giorni, tutte le contrade montefanesi ed il paese.
L’attuale Priore si è preso l'onere personale di restaurare le due ceste, che ha trovate dismesse in un magazzino, come impegno personale verso la tradizione della Confraternia, che grazie ai "fratelli consorti" cura anche l'onere del pane di Sant'Antonio. Ma c’è qualcos’altro a spingere la gratuità del lavoro del Priore. Martino Palmili è, infatti, nipote di Ettore Diaschi, uno dei più longevi e apprezzati Priori della Confraternita e, per alcuni anni, apprezzato ed onesto Sindaco di estrazione contadina nei primi anni '50. Si racconta che, proprio alla riconoscenza verso quel Priore e Sindaco, per i meriti umani che espresse, probabilmente all’originale tradizione, si giunse alla distribuzione odierna del pane. Infatti, i due incaricati municipali, uscivano dal perimetro delle mura, tenendo in mano quelle due storiche ceste, soltanto per consegnare il pane di San Sebastiano al vecchio Sindaco e Priore. Da lì, poi, in pochi anni, si è passati all’intero territorio comunale.
Le due ceste di ottima fattura artigianale, risalgono al XIX secolo, mostrano l'intreccio tipico delle trame di vètrica dei manufatti destinati alla conservazione degli alimenti, come tradizionalmente avveniva in campagna e nei forni.
Saranno esposte nei locali messi a disposizione dalla Parrocchia di San Donato, sala Padre Matteo Ricci, durante la distribuzione del pane di San Sebastiano a cura dei fratelli consorti.