Nota dell’Ufficio Stampa del comune
MONTELUPONE - “Giacomo Leopardi nato a Recanati il 29 giugno 1798” si legge nelle biografie. E se non fosse così? Se fosse invece nato in quel di San Firmano di Montelupone, ex casa rurale dei marchesi Antici, all’ombra dell’antica Abbazia, come si tramanda tra il “volgo” da almeno due secoli?
Per ora non prove certe - da portare eventualmente alla luce cercando in archivi vicini e lontani, in particolare in quelli della Biblioteca Chigiana che Mussolini donò al Vaticano e che conserva gran parte degli atti trascritti nei secoli nell’abbazia di san Firmano - ma tanti indizi.
Vediamo alcuni di questi indizi. Non tutti, per ora.
1 - Giuseppe Bolognesi, maestro elementare a Montelupone nel primo dopoguerra. Sembra fosse un ex professore, o forse ex preside a San Ginesio, “esiliato” per qualche ragione a Montelupone. Convinto della “ipotesi San Firmano”, a fine anni quaranta il maestro Bolognesi si recò due volte presso i musei vaticani per indagare sul luogo di nascita di Giacomo Leopardi. La terza volta gli fu precluso l’accesso agli archivi per un veto, pare sollecitato in alto loco dall’allora sindaco di Recanati. Ne seguì anche un duro scontro verbale tra i due.
2 - Professor Irnerio Madoni, recanatese doc, esponente di spicco del GAP, del CLN, segretario Pci provinciale etc.
Professore all’Itis di Recanati, nel pieno quindi della sua pratica professionale e delle sue facoltà mentali, ripeteva spesso ai suoi studenti, oggi più o meno 60enni, che Leopardi era nato a San Firmano. Non risulta che il professor Madoni conoscesse il maestro Bolognesi, tra l’altro le loro militanze politiche erano antitetiche, quindi sono da escludere condizionamenti. Perché dunque il professor Madoni, il recanatese doc prof Madoni, asseriva tale dettaglio storico leopardiano? Quali elementi aveva in mano? Quale documentazione aveva visionato?
3 - Tradizione orale,
Da sempre e ancora oggi molte persone sono testimoni che si parlava e si parla della nascita a San Firmano di Giacomo Leopardi. Voci messe in giro da chi? E perché? Una semplice e inspiegabile leggenda di paese? O la trasmissione orale, di generazione in generazione, di un fatto realmente avvenuto?
4 - Il contesto storico nel 1798.
In zona Recanati c’erano da una parte le truppe francesi di Napoleone (allora capo dell’Armata in Italia) e i Cisalpini; dall’altra, gli “Insorgenti” inquadrati e quelli “sciolti”, considerati spesso briganti e anche operativi come tali. Insomma, dopo il Trattato di Tolentino del 1797 tra i Francesi e il Papa la situazione era ancora estremamente fluida, precaria e molto pericolosa. Naturalmente, come accade sempre quando circolano truppe armate in movimento, o acquartierate, le residente nobiliari, quale era quella dei Leopardi a Recanati, possono venire occupate per farne magari la sede del quartier generale, o per altro. E’ davvero pensabile che il conte Monaldo abbia lasciato la propria famiglia in balia delle dinamiche di eventi tanto pericolosi?
5 - I marchesi Antici possedevano numerose tenute a San Firmano. Una in particolare era, ed è, vicinissima all’Abbazia, distante circa duecento metri dalla stessa e a non più di settecento metri dal confine con Recanati, rappresentato dal fiume Potenza. Vi si accede lungo uno “stradone” ben dritto, tipico delle residenze nobiliari di campagna. E’ proprio in quel casolare (ex Antici) all’ombra protettiva dell’Abbazia che, secondo l’insistita e mai sopita trasmissione orale, sarebbe nato Giacomo Leopardi a fine giugno 1798.
6 - Pare che siano già documentate le frequentazioni monteluponesi in quegli anni della famiglia Leopardi: tema tuttavia da verificare con una seria ricerca storica..
7 - Per scendere da palazzo Leopardi verso la campagna, e quindi verso la valle del fiume Potenza, la via più naturale è la discesa di San Pietro: due chilometri di discesa dura, poi un semipiano di 1300 metri per raggiungere la strada Regina all’altezza di Romitelli e, dopo altri mille metri, siamo al ponte sul fiume e quindi a San Firmano, sul sagrato dell’Abbadia. Infine, altri duecento metri per raggiungere la residenza di campagna degli Antici. Meno di cinque chilometri in tutto. Quale miglior rifugio, per il conte Monaldo, se non l’ombra di una millenaria Abbazia - decentrata, rispettata anche dalla soldataglia, difesa dalla presenza dei coloni - per proteggere la propria famiglia, con tanto di moglie incinta, in tempi di guerra e di brigantaggio?
Sia chiaro, se una famiglia di Recanati fa nascere il proprio figlio ad esempio a Loreto, quel bambino è e resta un recanatese a tutti gli effetti. Idem per Giacomo Leopardi, che è senz’altro un recanatese doc. Quindi niente campanilismi ridicoli, nessuno vuole appropriarsi di ciò che non è suo, un luogo di nascita “occasionale” resta tale e niente di più. Lo stesso Montelupone, del resto, con i suoi soli 3500 abitanti, prima o poi diventerà forse una frazione di Recanati, a cui è già strettamente legato per tanti motivi sia amministrativi che economici e parentali.
Qui si parla di un eventuale dettaglio biografico su cui vale la pena indagare seriamente e serenamente, perché la ricerca di una verità, di una qualsiasi verità, ha sempre una valenza arricchente.
Forse tra studiosi, ricercatori, dottorandi, o archivisti, ci sarà qualcuno che vorrà provare, documenti alla mano, a confermare, o a definitivamente smentire, la validità degli indizi inerenti l’occasionale nascita di Giacomo Leopardi nella tenuta Antici di San Firmano di Montelupone. E’ un’ipotesi da verificare.
Intanto, per le ricerche negli archivi romani, è stata chiesta la collaborazione di don Federico Corrubolo, studioso e archivista che ha “scovato” la prima biografia di san Firmano risalente al 1050. Altri, per verificare eventuali legami tra Montelupone e il conte Monaldo, cercheranno negli archivi di Stato a Macerata, dove sono depositati i documenti risalenti agli anni a cavallo del 1800 e relativi ai Comuni locali. Infine, forse è da cercare anche più vicino, cioè tra le carte e le quotidiane annotazioni redatte dal conte Monaldo e in possesso del Centro studi leopardiani di Recanati.